Noli me tangere: quale è il messaggio di Gesù?

La frase “Noli me tangere” è una delle più significative pronunciate da Gesù risorto. La frase latina “Noli me tangere” significa “Non mi toccare” e appare nel Vangelo di Giovanni (20, 17) ed è una delle parole pronunciate da Gesù risorto a Maria Maddalena. Questo episodio, narrato nel Vangelo di Giovanni, ha un profondo messaggio teologico e spirituale, che continua a ispirare e intrigare i fedeli e gli studiosi. Ma qual è il vero significato di queste parole e perché Gesù le disse?

Cosa dice Gesù a Maddalena?

Dopo la crocifissione, Maria Maddalena si reca al sepolcro di Gesù e scopre che la pietra è stata rimossa e il corpo non c’è più. In preda allo sconforto, incontra un uomo che inizialmente scambia per il custode del giardino. Quando lui la chiama per nome, Maria riconosce che si tratta di Gesù risorto. Nel momento di estremo stupore e gioia, Maria si avvicina per abbracciarlo, ma Gesù le dice: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre“.

La frase "Noli me tangere" è una delle più significative pronunciate da Gesù risorto.

Il significato di “Noli me tangere” e il messaggio di Gesù

Forse ti stai chiedendo perché Gesù dice proprio “Noli me tangere”. Queste parole contengono un messaggio profondo. Gesù, infatti, invita Maria Maddalena a comprendere che la sua resurrezione segna una nuova fase del rapporto tra l’umanità e il divino. Non è più il tempo del contatto fisico, ma della fede spirituale. Gesù deve ancora ascendere al Padre, completando così il mistero della redenzione. Pronuncia la frase “Noli me tangere” come invito a:

  • “non trattenere”
  • ad accettare il cambiamento
  • a comprendere che la presenza di Cristo sarà ora spirituale e universale, non più limitata dalla fisicità terrena.

Questo episodio, ricco di simbolismo, rappresenta un invito alla fede, alla comprensione del mistero della resurrezione e all’accettazione della trasformazione spirituale. “Noli me tangere” è dunque un richiamo a riconoscere che la relazione con Gesù è ora trasformata, passando dal piano fisico a quello spirituale. L’episodio, inoltre, rappresenta un punto di svolta nella storia cristiana perché segna il passaggio dalla presenza fisica di Gesù tra i suoi discepoli alla sua presenza spirituale tra tutti i credenti.

La frase latina "Noli me tangere" significa "Non mi toccare" e appare nel Vangelo di Giovanni (20, 17) ed è una delle parole pronunciate da Gesù risorto a Maria Maddalena

La cappella Noli me tangere alla Gerusalemme di San Vivaldo

Il complesso della Gerusalemme di San Vivaldo, noto per la sua ricca tradizione spirituale e artistica, ospita numerose cappelle che riproducono in scala ridotta i luoghi santi di Gerusalemme. Tra queste, troviamo anche la Cappella “Noli me tangere”. L’incontro tra il Gesù risorto e la Maddalena avviene nel giardino di Giuseppe d’Arimatea, nei pressi del sepolcro di Cristo. Proprio per questo, a San Vivaldo, la cappella dedicata a questo episodio si trova accanto a quella del Santo Sepolcro, in una posizione analoga a quella che aveva il suo corrispettivo a Gerusalemme. La cappella ha la forma di un piccolo tempietto, con tetto a spioventi e ospita all’interno le sculture di Cristo e della Maddalena e fa parte del Patronato Famiglia Gaddi. La Cappella “Noli me tangere” a San Vivaldo, attraverso le sue raffigurazioni artistiche, cerca di catturare questo momento cruciale della storia cristiana, invitando i visitatori a riflettere sul significato della resurrezione e sulla natura del rapporto con il divino. Riprendiamo questa bellissima descrizione tratta dalla raccolta “La Gerusalemme di San Vivaldo. Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio”, a cura di Rosanna Caterina Proto Pisani:

«La statua della Maddalena richiama, secondo la critica, l’identico personaggio della Pietà nella cappella interna della chiesa, per il volto largo e sereno, per i capelli sciolti con naturalezza sulle spalle, nonché per la sommarietà nella definizione del corpo nascosto sotto un ampio mantello, suggerendo un intervento di Agnolo di Polo. La statua del Cristo, mutila a causa di un furto, modellata in modo più generico e sommario, fa pensare all’intervento di qualche altro collaboratore alla grande impresa della statuaria sanvivaldina diretta da Giovanni Della Robbia». 

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