Monte Sion

Nella Gerusalemme del ‘500 gli episodi dell’Ultima Cena, della Lavanda dei piedi, della Pentecoste e dell’Incredulità di San Tommaso, erano tutti commemorati nella Basilica di Santa Maria, sul Monte Sion, secondo una disposizione interna pressoché identica a quella dell’edificio di San Vivaldo. Il che rende la cappella una delle più articolate architettonicamente e tra le più fedeli all’originale. Al primo piano un’aula a due navate separate da colonne ioniche ospita l’Ultima cena e la Lavanda dei piedi. I gruppi scultorei, attribuibili a un’unica anonima maestranza robbiana, mostrano un prevalente intento didascalico, rispetto alla ricerca della partecipazione emotiva del visitatore, più evidente in altre cappelle. Il vano seminterrato e vuoto sul retro dell’edificio riproduce il presunto cenotafio del Re David, anch’esso presente sul Monte Sion a Gerusalemme.

L’arioso loggiato superiore dell’edificio, cui si accede dal vano principale, conduce alla cappella della Pentecoste, a pianta quadrata, che ospita una scultura elegante ed espressiva attribuita a Benedetto Buglioni.

Il gruppo, raccolto in una nicchia, mostra la Madonna e gli Apostoli in estasi mentre ricevono lo Spirito Santo, rappresentato dalla colomba raffigurata sulla volta della cupola. Il portico al piano terra dà invece accesso alla cappella dell’Incredulità di San Tommaso, il cui gruppo scultoreo è attribuito ad Agnolo di Polo, allievo del Verrocchio. La scena rappresenta San Tommaso nell’atto toccare le ferite del Cristo risorto, circondato dal coro di apostoli. Il gruppo di Gesù e San Tommaso richiama l’omologo gruppo bronzeo del Verrocchio del tabernacolo della Mercanzia di Orsanmichele a Firenze.

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